La notte dal 30 aprile all’1 maggio segna l’antica ricorrenza celtica di Beltane.
Per comprenderla al meglio dobbiamo, innanzitutto, considerare quello che, anticamente, era il calendario celtico, ovvero un calendario annuale scandito da ricorrenze naturali, come i solstizi, gli equinozi e particolari momenti astronomici, per un totale di otto “Sabbat” , tutti di carattere ritualistico e propiziatorio.
I due Sabbat principali, Samhain e Beltane, scandivano, rispettivamente, l’ingresso nella parte buia o luminosa dell’anno e, nel nostro caso, si celebrava con danze, fuochi e riti orgiastici intesi ad incarnare il Dio Belus e la Dea, Madre Terra, in quella che era, a tutti gli effetti, una rinascita, il trionfo della luce sulle tenebre.
Beltane, il cui significato letterale è “Fuoco di Bel” , prevedeva l’accensione di numerosi falò, utilizzando diversi tipi di legname sacro, per celebrare la fertilità, l’unione purificatrice del maschile con il femminile, con il chiaro intento di propiziarsi gli Dei e Madre Natura per una stagione estiva che potesse essere abbondante e generosa nel donare i propri frutti, tant’è che lo stesso bestiame veniva purificato e benedetto, per preservarlo dalle malattie, facendolo passare tra due fuochi vicini.
Echi delle celebrazioni celtiche di Beltane li ritroviamo anche in altre culture pagane, come nel mondo germanico e in alcune zone dell’Europa del Nord, dove, a partire dal XI secolo, presero il nome di “Notte di Valpurga“, in onore della Santa Valpurga di Heidenheim.
Nel “Faust” di Goethe troviamo ben due scene dedicate alla Notte di Valpurga, qui rappresentata come un sabba di streghe e stregoni sul monte Brocken, con canti e balli dedicati alla luna.
In Italia, invece, queste celebrazioni sono giunte fino a noi con il nome di “Calendimaggio” (da “calende” il primo giorno del mese nel calendario romano) in omaggio a Flora, la Dea della fioritura.
Come accade per Samhain, anche nella notte di Beltane, il velo tra i due mondi, quello dei vivi e dei morti, si assottiglia. Questo comporta la possibilità di fare sogni premonitori, nonché di poter comprendere i messaggi dei nostri cari defunti.
Quello che, simbolicamente , oggi, ci chiede Beltane, è di uscire dal torpore invernale e di aprirci alla vita, di accoglierne la luce, esteriore e, soprattutto, interiore per poter realizzare il nostro “io” più autentico.
Lasciàti alle spalle il gelo e l’oscurità dell’inverno, è ora il momento di aprirci al calore, alla gioia e alla leggerezza che la stessa natura coi suoi fiori e colori sprigiona, nel suo aspetto più acclamato e trionfale.